Galleria Hde, Napoli – Hettner dal 25 ottobre al 18 novembre 2016
Rolando Hettner (1905 – 1978), pittore, grafico, ceramista, è stato un protagonista significativo dell’espressionismo tedesco. Figlio di Otto Hettner, uno dei primi impressionisti in Germania (le cui opere fanno parte della collezione del MOMA di New York),e assistente di Otto Dix, Rolando Hettner è stato apolide, esule, poi finalmente naturalizzato italiano. Scappa dalla Germania dove i suoi riferimenti sono Campendonck, Dix, Kokoschka dopo che la sua opera è inserita negli elenchi dell’ “Arte degenerata” e percorre in fuga tutta l’Italia. Qui ritrova Klaus Mann, ma conosce anche Carrà, Nebbia e il gruppo Corrente, e collabora con il Politecnico di Vittorini. E’ stato in vita molto celebrato per il suo lavoro come ceramista (vincitore della Medaglia d’oro della XI Triennale nel ’57), specialmente da Gio’ Ponti; ma è per la sua opera di pittore che la Städtische Galerie di Dresda prima e il Museo del 900 di Milano oggi, hanno deciso di rendergli il giusto riconoscimento attraverso le acquisizioni – un omaggio che anche se postumo, testimonia del rinnovato interesse nei suoi confronti. Molti infatti gli studi e le catalogazioni che in questi ultimi anni sono stati realizzati sia su Rolando che su suo padre Otto, e che vedranno la luce prossimamente sia in Germania che negli Stati Uniti.
Quest’anno il Museo del Novecento di Milano ha deciso di istituzionalizzare la presenza di questo importante artista nel nostro paese e nella storia culturale della città – acquisendo nella propria collezione 3 dipinti e 4 chine, particolarmente rappresentativi dell’intero corpus artistico. Le opere sono state presentate il 19 ottobre 2016 durante una conferenza a cura di Antonello Negri, profondo conoscitore dell’opera di Hettner.
In contemporanea con l’acquisizione da parte del Museo del Novecento, la Galleria Hde, il cui focus primario da sempre concerne la grafica e l’illustrazione, ospita una mostra con una selezione di 32 disegni (china / tecniche miste) che copre la totalità della vita artistica di Rolando Hettner dal 1938 al 1977. Alcune delle opere in mostra sono esposte per la prima volta.
DAL CATALOGO DELLA MOSTRA
La madre di Rolando (Roland) è francese, Jeanne Alexandrine Thibert, il padre il noto artista di Dresda Otto Hettner, uno dei primi impressionisti tedeschi. Trascorre gli anni della prima giovinezza a Firenze, dove vive fino al 1911. In seguito frequenta l’Istituto Professionale di Ceramica a Landshut, quindi le Accademie di Belle Arti prima di Düsseldorf, dove studia con Heinrich Campendonck, dal quale apprende la composizione figurativa formata da superfici di colore, e poi di Dresda, diretta da suo padre Otto, dove ha modo di seguire anche l’attività di Oscar Kokoschka che vi insegna fino al 1923. Ma soprattutto diventa l’assistente di Otto Dix.
Pittore espressionista, grafico e ceramista, Hettner prima della guerra è membro di una fattoria autogestita insieme ad alcuni compagni facenti parte dello Spartakusbund e si sposa con una donna di origine ebraica. Nel 1932 è testimone della realizzazione del famoso trittico La guerra di Otto Dix; nel 1933, quando quest’ultimo viene destituito dall’insegnamento, Hettner lascia Dresda. Seguiranno viaggi nei paesi baltici, nel Ticino e in Italia. Nell’autunno del 1935, a seguito dell’entrata in vigore delle “leggi di Norimberga”, viene espulso dalla Camera del Reich per le arti figurative in quanto sua moglie Marfried, secondo la classificazione ufficiale, è “ebrea completa”. Di conseguenza ora Hettner non può più neanche insegnare educazione artistica nelle scuole o lavorare come designer nell’industria.
Nel 1939, subito dopo lo scoppio della guerra, dipinge il Fregio dei Cani, una visione fantastica intitolata anche Principio e esito della guerra: in un paesaggio desolato, che ricorda vagamente i campi di battaglia di Dix, cani di diverso colore si sbranano a vicenda. Il Fregio dei Cani è considerato “l’ultimo grande quadro di guerra nella tradizione dei quadri dipinti dopo il primo conflitto mondiale. Dopo il secondo non fu più possibile dipingere immagini di guerra di questo tipo: la morte e la distruzione avevano raggiunto dimensioni assurde” (Wolfgang Henze).
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Di lui parla Edvard Munch in un’ intervista: “Cosa vogliono gli uomini? A Hettner si è proibito si dipingere, il campo di concentramento lo minaccia se elude tale proibizione, le SA a ogni istante possono fare irruzione nel suo studio…”. Rolando prenderà la cittadinanza italiana negli anni ’50, dopo aver vissuto come apolide sotto l’incubo di una possibile deportazione. Infatti dopo la sua esclusione dalla Camera delle Belle Arti del Reich e il conseguente divieto di esporre i suoi lavori (che insieme a quelli del padre Otto verranno inseriti nelle liste nere della cosiddetta “Arte degenerata” – Entartete Kunst), si trasferisce con la moglie Marfried e il figlio Floriano a Milano, città in cui riesce ben presto a integrarsi nell’entourage di Carlo Carrà, Ugo Nebbia, e del gruppo Corrente. Dopo l’occupazione tedesca dell’Italia, l’8 settembre 1943, Hettner si nasconde dapprima sui monti attorno al lago di Como, poi a Roma e a Frascati. Dopo la liberazione di Roma lavora come collaboratore di alcune riviste fra cui Folla, il Cosmopolita. Di questo periodo è il disegno L’ultima leva di Hitler. Con un evidente ricordo del dipinto di Bruegel I ciechi, conservato al Museo di Capodimonte di Napoli, il disegno mostra sei storpi, con le loro grucce e le loro bende, allineati in diagonale davanti alle rovine carbonizzate di un campo di battaglia.
Dopo la liberazione di Milano Hettner può finalmente farvi ritorno. Collabora con il Politecnico di Elio Vittorini. In un vecchio mulino, dal 1947, si dedica ai lavori di ceramica; inoltre dirige una importante manifattura, la fabbrica Gabbianelli. In seguito Gio’ Ponti darà grande risalto al suo lavoro, soprattutto sulla rivista Domus, presentandolo alla Triennale di Milano. Nel 1957 Hettner riceve per la sua personale la Medaglia d’Oro della XI Triennale; comincia così un intenso periodo espositivo, e i suoi lavori sono presenti in molte collezioni pubbliche europee e statunitensi. Scrive inoltre per la rivista Ceramica. Il suo lavoro si arricchisce anche dell’esperienza didattica. Insegna infatti in una scuola media sperimentale, contribuendo così alla ricerca per la riforma della scuola media italiana. La sua aula di materie artistiche nella scuola media di Oulx (Torino) è visitata da pedagogisti e giornalisti di svariati paesi, anche stranieri, e il suo lavoro didattico sottoposto a una approfondita elaborazione teorica.
A partire dal 1958 si dedica nuovamente alla pittura, in una casa colonica trasformata in atelier in provincia di Milano. Sono anni di intensa ricerca espressiva e di riappropriazione del linguaggio pittorico. Alcuni motivi che lo avevano accompagnato per lunghi periodi della sua vita, trovano ora la loro forma definitiva. Rolando si spegne a Vaprio d’Adda il 1 gennaio 1978.
La produzione “grafica” di Hettner si è sviluppata sempre in parallelo a quella pittorica e ne mantiene la stessa potenza espressiva. In linea con le scelte espositive della galleria, la mostra napoletana presso Hde è dunque un’occasione unica per rileggere il lavoro di un grande artista la cui vita si è incrociata con quella di molti altri illustri “colleghi” del ‘900, attraverso i suoi disegni:
“Il complesso dei suoi lavori di grafica (…), si presenta a grandi linee riconducibile a due blocchi principali, divisi, appunto, dagli anni della ceramica: il primo nucleo comprende lavori tra i primi anni italiani e I’immediato dopoguerra, mentre il secondo dalla metà degli anni Sessanta arriva al 1978. (…) I temi dei lavori di questo periodo sono inevitabilmente legati, in maniera diretta o per allusioni, ai drammi di quegli anni: l’abbandono forzato della propria terra, il commiato, la guerra e le sue distruzioni, la solitudine e la povertà. Lo Hettner di questi fogli appare assai vicino, per modi e per intonazione complessiva, per il senso del racconto condotto per tagli di massima pregnanza, a Karl Hofer. (…) Nel periodo successivo e fino alla morte i disegni e le incisioni di Hettner si sono svolti del tutto in sintonia, pur nelle proprie specificità, con quel piacere del colore e quel gusto della materia cromatica che, in pittura, avevano gradatamente preso il sopravvento sulla precedente più controllata misura, portando l’artista a un’ardente e tragica figurazione visionaria: singolarissimo sviluppo, in un contesto italiano rispetto al quale Hettner era ormai sostanzialmente isolato, di una cultura pittorica radicatamente tedesca, la quale con prepotenza riemergeva. (…) Spostandosi dal mondo esterno, da un’umanità schiacciata dalla storia, alla riflessione su di sé e sulle proprie passioni, sui destini tragici di corpi e di anime, Hettner ritrova antiche radici: e le mette in pagina con esemplare senso della qualità compositiva ed esecutiva” (Antonello Negri)
Mentre l’evento di Milano chiude idealmente un ciclo importante nella carriera postuma di Rolando Hettner, attraverso il riconoscimento istituzionale dell’artista, Napoli rappresenta invece il primo di una nuova lunga serie di esposizioni nazionali e internazionali.
Un percorso fortemente voluto e sostenuto anche dalla famiglia, come racconta il nipote, Luca Hettner: “La memoria storica è stata parte e fulcro dell’opera di mio nonno. Negli ultimi quindici anni abbiamo quindi lavorato – in primis mio padre Floriano, in seguito mia sorella Clelia ed io dopo la sua scomparsa – a dare la giusta collocazione dei suoi lavori nei due più importanti musei delle città in cui ha vissuto e lavorato: Dresda, dove Rolando ora è presente insieme con suo padre Otto alla Städtischen Galerie, e Milano, al Museo del Novecento. Affinché non soltanto la memoria storico-pittorica ma anche quella dell’artista restino nella storia dei paesi in cui ha vissuto: la Germania e l’Italia. Inoltre, in questi anni è stato condotto un lungo e completo lavoro di catalogazione delle opere e dei documenti con l’aiuto di collezionisti e storici, che ha permesso ad una serie di nuovi progetti di prendere finalmente vita.”
Vi lasciamo con la testimonianza del nipote Luca, durante la conferenza del 19 ottobre al Museo del Novecento di Milano.
CREDITI
con il contributo del Goethe Institut di Napoli
Clelia Montesanti Bonaiuto, Danka Giacon, Luca Hettner, Maria Carmen Morese, Antonello Negri, Klaus Voigt, Johanna Wand, Barbara Waschimps
Direzione Artistica: Francesca di Transo
Ufficio Stampa: Barbara Waschimps
www.rolandohettner.it
www.galleriaHde.it
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Erich E. Baumbach. “Der Maler Roland Hettner – le Peintre Roland Hettner”,1939, Edizione Campografico, Milano.
Mario De Micheli e Attilio Pizzigoni. “Rolando Hettner. Un espressionista tedesco in Italia.”, 1985, Editore Vangelista, Milano
Antonello Negri e Klaus Voigt. “Rolando Hettner, un tedesco italiano. Dall’esilio all’integrazione”, 1995, Editore Gabriele Mazzotta, Milano
Klaus Voigt, Wolfgang Henze (a cura di), “Rifugio precario. Artisti e intellettuali tedeschi in Italia 1933-1945”, 1995, Editore Gabriele Mazzotta, Milano
Linda Karhol, Gisbert Portsmann, “Otto Hettner Roland Hettner. In der Sammlung der Städtischen Galerie Dresden”, 2014, Dresden, Städtischen Galerie